Youssef è arrivato dalla Tunisia nell’agosto del 2023. Aveva 17 anni e sulla piccola barca che gli ha fatto attraversare il Mediterraneo, conosceva quasi tutti: venivano per lo più dalla sua città, molti dal suo quartiere. Non poteva però sentire quello che dicevano, così come non poteva sentire il rumore delle onde del mare, che durante la notte era agitato e metteva un po’ paura. Youssef è sordo dalla nascita. Nel suo Paese frequentava una scuola speciale per sordi e la sua lingua madre è la lingua dei segni tunisina. Accoglierlo e aiutarlo a integrarsi, qui in Italia, era una grande sfida: una sfida che il Protettorato ha voluto e potuto accettare, grazie ad un progetto costruito su misura per lui ed una fitta rete di professionisti che gli si è stretta intorno.
Lo incontriamo nella sua stanza al Protettorato: un sorriso un po’ timido riempie il suo viso espressivo. Maria, coordinatrice del progetto SAIMSNA che è anche interprete LIS, ci aiuta in questa chiacchierata, trasformando le nostre parole in segni ed i segni di Youssef in parole.
“Sono sbarcato in Calabria ad agosto 2023, dopo un viaggio durato un giorno e una notte: caldo durante il giorno, mare mosso durante la notte. Eravamo una trentina sulla barca, tutti piccoli, tutti diversi. Con il mare agitato, la notte, la barca ballava parecchio. Non è stato un bel viaggio, ma io sono forte”, ci assicura. E se anche non ce lo dicesse, si capisce bene dal suo sguardo.
Youssef è stato identificato e successivamente accolto in un centro di pronta accoglienza in Calabria per poi essere trasferito a Roma. “Sono andato subito alla Polizia e, siccome ero minorenne e sordo, sono stato subito identificato e affidato inizialmente alla Croce Rossa, poi in un Centro di prima accoglienza. Non era semplice comunicare, io non capivo gli altri e gli altri non capivano me. Riuscivo a leggere il labiale, ma solo in arabo. Dopo due mesi, sono stato trasferito al Protettorato ed ho intrapreso questo percorso. Fin da subito, ho iniziato a studiare la lingua dei segni italiana attraverso il supporto di alcune assistenti alla comunicazione LIS. Facevo lezione ogni giorno. Poi ho iniziato a frequentare anche la scuola d’italiano di Civico Zero. Ho imparato tanto, da quando sono qui: una lingua, un lavoro…Ora inizio a leggere il labiale anche in italiano, piano piano riesco a capire quello che dicono i miei compagni di casa”.
In Tunisia, Youssef aveva studiato fino a 14 anni, poi aveva iniziato a lavorare, fino al giorno in cui aveva deciso di partire. “Volevo realizzare il mio sogno di venire in Italia, avere un lavoro vero e un giorno guidare un’auto. Voglio imparare ad essere autonomo e poi, in futuro, tornare in Tunisia per riabbracciare la mia famiglia”, ci dice.
E adesso? Il sogno di Youssef sta piano piano prendendo forma, giorno dopo giorno. Insieme all’Assistente Sociale del Progetto SAIMSNA e l’equipe dell’impresa sociale Solinc – voluta e sostenuta dalla Fondazione – Youssef ha infatti iniziato un tirocinio formativo nel settore della ristorazione. La Fondazione ha garantito un affiancamento graduale: l’interprete LIS ha conosciuto i tutor, ha spiegato loro quale approccio e quali attenzioni avere e ha consegnato loro alcuni segni base per comunicare con lui. Youssef ha preso subito familiarità con l’ambiente. Già da diversi mesi i tutor riferiscono che è maturo e riesce a orientarsi in modo autonomo a livello lavorativo. Ora, in prospettiva, c’è la contrattualizzazione. Ha compiuto 18 anni, resterà ancora al Protettorato altri sei mesi per concludere il progetto di autonomia.
“In Protettorato mi sento a casa. Anche la Presidente è molto accogliente con me: ricordo che quando l’ho incontrata, mi ha abbracciato forte, ho sentito il suo affetto. Non mi immaginavo che la mia vita in Italia potesse essere così bella. Ho trovato aiuto e supporto in tutto, ma ho trovato anche il divertimento e la possibilità di andare in vacanza, quest’estate, insieme ai miei amici del Protettorato, al mare e in montagna. Gli educatori aggiornano anche mia mamma in Tunisia, che è felicissima di sapere tutto quello che faccio qui: la scuola, il lavoro, le amicizie, la protesi acustica! Con i compagni di casa mi trovo benissimo: ormai tutti comunicano con me, anche i ragazzi delle altre case. E non so perché, ma tutti mi invitano a uscire con loro!”