Se non ci fossero, bisognerebbe inventarli: perché senza di loro tutto sarebbe più faticoso e anche un po’ più triste. Sono i volontari e le volontarie della Fondazione, che oggi vogliamo raccontare e ringraziare, in occasione della Giornata mondiale del Volontariato del 5 dicembre. Sono tanti, ma sempre troppo pochi: per chi volesse provare questa esperienza e mettere a disposizione un po’ del proprio tempo, le porte sono sempre aperte e il lavoro non manca. Soprattutto accanto ai ragazzi e alle ragazze che devono far i compiti e spesso hanno bisogno di una mano.
Ed ecco un’istantanea del volontariato in Fondazione, scattata dal nostro prezioso Centro Studi, che osserva e analizza tutto ciò che accade in Protettorato.
“Oggi i volontari sono 36 – ci racconta Maria Paola Rocco, che con il Centro Studi segue da segue da sempre i volontari – Il più giovane ha 20 anni, il più ‘grande’ ne ha ben 83! E se generalmente il volontario ha i capelli bianchi ed è in pensione, qui in Protettorato on mancano i giovani, soprattutto: ben 16 hanno tra i 20 e i 30 anni, 12 hanno tra i 31 e i 50 anni e 9 sono over 60. Tra i più giovani, ci sono alcuni studenti della Luiss, con cui abbiamo un accordo che permette agli studenti di sperimentarsi in questa esperienza e a noi di poter contare sul loro aiuto e sulle loro capacità e competenze. Diversi sono anche i tirocinanti e le tirocinanti che, terminato il loro periodo, restano ancora per qualche tempo, come volontari. Di solito, i volontari aiutano i ragazzi nello studio, o li accompagnano nei diversi impegni e attività. Il nostro volontariato è spesso frutto di passaparola, ma poi gli educatori creano un vero e proprio progetto con il volontario, in cui il suo ruolo diventa fondamentale: il ragazzo crea un feeling, lo aspetta, quindi c’è bisogno che ci sia continuità. E c’è bisogno anche di preparazione. Proprio ieri si è svolto un corso introduttivo rivolto ai nostri nuovi e futuri volontari, per fornire loro le indicazioni e le informazioni necessarie per svolgere al meglio il proprio compito. Ed è fondamentale il primo colloquio con la nostra psicologa”.
Un colloquio conoscitivo, ma che “serve anche a capire, insieme, se questa esperienza di volontariato sia davvero adatto alla persona che abbiamo davanti e che generosamente ci offre il suo tempo – spiega Nicoletta Iarussi, psicoterapeuta della Fondazione – Non possiamo accogliere tutti coloro che si candidano per questa esperienza: deve esserci un filtro, che tuteli prima di tutto i ragazzi, ma anche gli stessi volontari, che potrebbero non essere adatti a questo contesto”.
Quanto il volontariato sia importante per i ragazzi, ma anche per gli educatori, ce lo spiega Carola, educatrice della Fondazione e referente del centro diurno:
“I volontari per noi educatori e per il servizio che svolgiamo sono fondamentali: mettono a disposizione il loro tempo e le loro capacità. Nonostante a volte incontrino muri e rifiuti, hanno la forza di andare avanti e non mollare. Questo è fondamentale per i ragazzi, che vivono continui abbandoni. I volontari sanno cosa vuol dire aiutare gli altri, la cosa bella è che si mettono a disposizione, in discussione, anche con una partita a calcio, o a carte. Non mollano mai, sono figure essenziali per la vita dei ragazzi e per noi, perché ci aiutano a non trascurare i ragazzi, anche quando abbiamo mille cose da fare”.
Tra i più giovani volontari della Fondazione c’è Elena, che ha 20 anni e ha iniziato a fare volontariato in Fondazione due anni fa, come neo studentessa della Luiss:
Mi sono avvicinata a questa struttura quando mi sono trasferita a Roma per l’Università, nelle residenze della Luiss, proprio davanti alla Fondazione. Mi sono informata, perché mi sarebbe piaciuto fare un’esperienza di volontariato. E così ho iniziato. Il mio ruolo è stato subito quello di aiutare i ragazzi con i compiti, specialmente Matematica è molto gratificante, in concreto sento di dare una grande mano. Instaurando un rapporto con tutti loro, settimana per settimana, con una certa regolarità, si è creato un rapporto stretto con tutti loro e questa è la parte più bella: mi sembra di conoscerli bene e il mio aiuto va al di là del supporto pratico dei compiti, emotivamente. È la mia prima esperienza di volontariato e mi sta arricchendo tanto: io aiuto loro ma loro aiutano me. E poi il Protettorato è un contesto molto allegro ed educativo: è un bell’ambiente in cui stare. Sono stati due anni bellissimi, che mi hanno insegnato moltissimo.
Ed ecco, per chiudere, il racconto appassionato di Maria, una delle volontarie più “anziane”, per età ma sopratutto per la sua storia all’interno del Protettorato: una storia lunga più di 30 anni:
“Ho iniziato la mia esperienza di volontaria più di 30 anni fa, sviluppando una vera e propria ‘dipendenza’ dai ragazzi, dalla tenerezza dei bambini, la ribellione degli adolescenti, i sogni e le speranze che accomunano tutti. All’epoca ero una ragazza anch’io, poi sono cresciuta, ho avuto due figli, ho interrotto e poi sono tornata, per creare una relazione con ognuno di loro, attraverso i compiti, o un panino da Mc Donald’s o un gelato. L’importante è ascoltarli, senza pregiudizio, e far capire loro che ognuno di loro vale, è unico, è speciale e può fare qualcosa di molto bello. Non sono state tutte rose e fiori: ci sono stati fallimenti, insuccessi… È come camminare su un prato, che sopra è fiorito ma sotto è minato, perché ognuno di loro ha un carico di loro veramente importante. Con alcuni è più facile, con altri meno. Con tutti servono fantasia, disponibilità, capacità di intercettare il detto e soprattutto il non detto. Comunque vale sempre la pena: la cosa più bella è, quando te ne vai, sentirti domandare: “Quando torni?”
Per informazioni, inviare una richiesta scritta alla e-mail del centro studi: centrostudi@armando-cancelli
Qui puoi scaricare il nostro
PROTOCOLLO DEL VOLONTARIO
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