IL CENTRO PER LE FAMIGLIE: QUANDO, COSA E PERCHE’

Nell’aprile del 2019 la Fondazione Protettorato San Giuseppe ha promosso la creazione di un Centro per
le famiglie interno, per offrire sostegno ai legami tra i minori ospiti e le loro famiglie e per garantire il
mantenimento dei legami e degli affetti familiari, inteso anche come salvaguardia delle radici, della storia
e della cultura familiare.
Al momento dell’ingresso in struttura del minore, la presa in carico dei suoi caregiver presso il Centro per
le famiglie viene a far parte del progetto di accoglienza e rappresenta un “patto” tra i servizi e i genitori, in
cui tutti insieme formulano e aderiscono ad un “progetto” con modalità di lavoro e obiettivi il più possibile
condivisi.

Lo spazio del Centro Famiglie, infatti, è stato pensato e costruito con l’idea che si possa sostenere il minore solo se viene accolta tutta la famiglia
nel suo sistema globale. Oltre a mettere eventualmente in protezione il bambino con
l’ingresso in casa-famiglia, è fondamentale prendersi cura di chi lo circonda, di chi lo ha
cresciuto e di chi ha avuto bisogno di un sostegno. È a loro che il lavoro del Centro
Famiglia si rivolge, è a loro che è indirizzato l’intervento con la possibilità di dare forma e
trovare la risorsa nella difficoltà e nel disagio familiare.
Il lavoro viene svolto in continuità con le equipe educative, in coordinamento con la rete dei servizi e con
le Autorità Giudiziarie. Vengono proposti a favore dei minori e delle loro famiglie diversi tipi di interventi
fra loro integrati, che spaziano dal sostegno alla genitorialità, al sostegno psicologico, alla psicoterapia
individuale e/o famigliare, agli incontri protetti, sostegno e supporto a famiglie affidatarie e adottive, alla
consulenza ai servizi sociali e/o a genitori.
Nella maggioranza dei casi, il primo intervento offerto dal centro per le famiglie consiste negli incontri
protetti, che di solito la magistratura minorile dispone al momento dell’inserimento in casa famiglia del
minore. La fase successiva, in quelle situazioni in cui si ravvedano margini di recuperabilità della
relazione con il minore, consiste nel fornire un sostegno alla genitorialità e/o una presa in carico dal
punto di vista psicoterapeutico del minore, o ad una terapia famigliare. Dove non ci siano margini di
recuperabilità, può avvenire che il centro si occupi di introdurre e sostenere altri tipi di intervento, come
affidi eterofamigliari e/o adozioni.
Questo susseguirsi di interventi, svolto sempre con l’accordo dei servizi coinvolti, del tutore e dell’equipe
educativa garantisce una maggiore tutela del benessere psicologico del minore, permettendogli di
utilizzare al meglio le risorse e le opportunità educative (e non solo) che gli vengono offerte all’interno
della casa-famiglia. Questo di solito agevola le uscite dalla casa-famiglia.


La metodologia si basa sulle seguenti linee guida:
Partecipazione, ovvero coinvolgimento attivo della famiglia e del minore, il quale diventa protagonista
degli interventi che si mettono in campo a sua tutela, nella condivisione degli obiettivi che ci si
propongono nel percorso
Trasparenza dell’azione professionale
Presa in carico differenziata, per riattivare competenze o rinforzarle in tutte le parti del sistema
famigliare
Valutazione e monitoraggio, intese come opportunità di cambiamento.

Per i genitori il Centro per la famiglia è:

un luogo che è un po’ fuori, un po’ dentro, con operatori che, non essendo direttamente coinvolti
nella cura dei bambini, evitano invischiamenti, conflitti di lealtà e sentimenti di competizione
un luogo in cui si stimola una motivazione al cambiamento, accostandosi ai bisogni dei figli; e in
cui si rinarra la storia familiare, in uno spazio di co-costruzione dei significati

Ai minori il Centro per la famiglia offre:

  • Sostegno nella comprensione dei motivi dell’allontanamento e aiuto nella condivisione con i
    genitori
  • Informazioni sui passaggi che riguardano lui/lei, i suoi genitori e le persone con cui ha costruito dei legami
  • Mantenimento – quando possibile – di contatti che siano positivi con i suoi genitori, con i famigliari e con le persone che gli sono care.

In tal modo, diminuiscono i sentimenti di angoscia del minore accolto in casa-famiglia, perché comprende
che si è formata una squadra disponibile a farsi carico delle fragilità della sua famiglia e si sente
“autorizzato” a prendersi cura di sé. In questo modo, il minore “consegna” i suoi genitori, senza sentirsi
“un traditore” della relazione, ma piuttosto partecipe di un progetto in cui tutti si impegneranno, senza
tradire il patto di lealtà familiare. Riesce così ad aderire più facilmente ad un percorso di psicoterapia
personale, consapevole di se stesso e delle difficoltà che ha vissuto, senza sentirsi in colpa per via delle
fragilità, le incapacità e le inadeguatezze dei suoi genitori o di chi avrebbe dovuto prendersi cura di lui

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