Conoscere i minori stranieri non accompagnati che vivono nelle strutture di prima e seconda accoglienza e scoprire se e come frequentano la scuola, o percorsi formativi che ne favoriscano l’inclusione sociale: è questo l’obiettivo dello “Studio conoscitivo sui minori stranieri non accompagnati in Italia e l’accesso all’istruzione”. Ha partecipato all’indagine anche la nostra Fondazione.
L’indagine è stata affidata dal ministero dell’Istruzione alla fondazione Ismu, che l’ha condotta in collaborazione con il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il ministero dell’Interno e l’ANCI. L’obiettivo è analizzare i bisogni e i percorsi formativi di questi minori, al fine di migliorare la preparazione linguistica dei minori e l’accesso alla formazione. Ne riportiamo qui i risultati principali, rinviando al sito dell’Ismu per il report completo.
Come si è svolta la ricerca?
La prima fase si è basata su un’indagine nazionale, rivolta alle strutture italiane di prima e seconda accoglienza che, nel 2020, accoglievano minori non accompagnati. La rilevazione dei dati si è conclusa il 31/12/2020, su un campione di 130 enti e di 1.400 minori stranieri non accompagnati ad essi associati.
A questo quadro generale, si è affiancato uno studio di caso comparativo, che ha preso in esame 10 casi, relativi a reti locali con istituzioni scolastiche capofila, finalizzate all’alfabetizzazione, all’accesso all’istruzione e alla formazione dei minori stranieri non accompagnati. Gli studi di caso sono stati condotti, dal novembre 2020 al gennaio 2021.
I risultati principali
Si va a scuola? La risposta è per lo più sì: al 30 settembre 2020, il 72,4% del totale dei minori stranieri non accompagnati frequentava corsi di alfabetizzazione linguistica, il 24,4% del totale dei era inserito nel secondo ciclo di istruzione, il 17,2% in istituzioni scolastiche del primo ciclo: si evidenziano concentrazioni nella distribuzione dei minori in terza media e nel primo biennio delle secondarie di secondo grado. Per il 17,9% dei minori censiti sono stati attivati, inoltre, percorsi di orientamento professionale, che sono stati realizzati per la metà dei casi dagli enti ospitanti i minori, oppure da agenzie formative. Il 32,2% dei minori ha portato a termine i programmi di apprendimento pregressi, mentre il 61,8% non li ha ancora conclusi. Fra coloro che hanno terminato i percorsi, quasi il 40% ha conseguito la licenza media, il 31% circa ha ottenuto un attestato per un corso di italiano L2 frequentato al CPIA, il 10% per corsi di formazione professionale brevi. Quando inizia la scuola? L’indagine mostra che trascorre un po’ di tempo dall’arrivo in Italia del minore al suo inserimento in un percorso formativo: precisamente, da un minimo di 1 mese per l’accesso ai corsi di alfabetizzazione a un massimo di 4-5 mesi per l’accesso al primo ciclo di istruzione, per giungere fino a quasi un anno o più per l’inserimento nel secondo ciclo di istruzione. Tuttavia, il 20% dei minori è inserito prima che sia trascorso un mese dall’arrivo in Italia e oltre il 60% risulta inserito a 2 mesi dall’arrivo. L’indagine rileva che la partecipazione scolastico-formativa è, nel complesso, positiva.
Al quadro generale offerto dall’indagine, si aggiungono elementi di dettaglio emergenti dalla fase qualitativa di indagine svolta su 10 reti locali con istituzioni scolastiche capofila, sparse sul territorio italiano e operanti con i minori stranieri non accompagnati. Pur a fronte di dilemmi da affrontare per garantire il diritto allo studio dei minori, le istituzioni scolastico-formative indagate si confrontano quotidianamente con vincoli amministrativi, didattici e questioni educative, sviluppando un ampio ventaglio di prassi ordinarie inerenti sia la fase in ingresso dell’accoglienza del minore (contatto, iscrizione, raccolta documentazione, colloquio conoscitivo, osservazione in classe, stesura PEI, ecc.), sia la fase in itinere di tenuta del percorso (misure compensative e dispensative, potenziamento dell’italiano in orario scolastico ed extrascolastico, didattica laboratoriale, monitoraggio dell’andamento scolastico, rapporto costante con i referenti delle strutture di accoglienza, ecc.). A queste attività, si affiancano numerose iniziative specifiche per i minori stranieri non accompagnati: progetti finanziati da fondi europei, PON e FAMI, che supportano i minori nell’acquisizione e nel rafforzamento di competenze linguistiche e professionali, rispondendo anche ai bisogni di socialità e potenziando le capacità espressive, comunicative e relazionali.
I quattro punti chiave…
L’analisi, infine, consente di mettere a fuoco quattro fattori cruciali su cui si gioca l’integrazione scolastico-formativa dei minori stranieri non accompagnati:
- la variabilità dei flussi migratori concernenti i minori stranieri non accompagnati;
- il funzionamento delle reti e il diverso coinvolgimento di scuole, agenzie formative e comunità locali;
- le caratteristiche dell’offerta formativa per i minori stranieri non accompagnati, tenendo conto dell’estrema diversificazione territoriale tra città metropolitane e aree periferiche;
- il ruolo strategico delle figure professionali implicate nel lavoro educativo con i minori stranieri non accompagnati, influenzato dal livello di preparazione e di esperienza.
… ed il percorso ideale
Nello studio, viene quindi descritto quello che sarebbe “il miglior scenario possibile”, ovvero il percorso ideale che un minore straniero non accompagnato dovrebbe compiere al suo arrivo in Italia.
Il minore straniero non accompagnato – supportato dai referenti dell’ente che lo ospita e dal suo tutore –, è informato sull’istruzione obbligatoria e sulle altre opportunità formative e di integrazione in Italia. All’arrivo in Italia nelle aree di approdo e frontaliere, così come nella fase della seconda accoglienza, il minore trova facilmente istituzioni scolastico-formative specializzate nell’accoglienza e nell’integrazione di minori non accompagnati, in grado di tenere conto delle sue specifiche caratteristiche, di tutelare e promuovere il suo diritto allo studio. Tali istituzioni si muovono all’interno di reti territoriali composte da attori pubblici e del privato sociale, impegnate a pianificare, erogare e gestire servizi educativi, scolastici e formativi per tutti i minori, intercettando finanziamenti locali, nazionali ed europei per lo sviluppo delle attività con i minori non accompagnati. All’interno di questi contesti formativi e territoriali, operano dirigenti scolastici, insegnanti esperti nel campo dell’insegnamento dell’italiano L2 e nell’intercultura, facilitatori linguistici e altri professionisti (psicologi, educatori, ecc.), che si coordinano costantemente con il referente dell’ente che ospita il minore, con gli operatori dell’accoglienza e altri operatori qualificati nel campo delle politiche migratorie, con il coinvolgimento di mediatori interculturali che facilitano l’interazione tra il minore e la rete di servizi. Le istituzioni scolastico-formative si mostrano capaci di attivare in tempi rapidi un’offerta linguistico-formativa ampia, flessibile e altamente personalizzata, per il minore in questione, poiché si caratterizzano per prassi consolidate per l’accesso ai propri programmi di apprendimento, siano essi un corso di lingua, un percorso scolastico o di formazione professionale.
L’ascolto del minore – sin dalla fase iniziale e strada facendo -, la valorizzazione delle sue risorse e competenze pregresse, la stesura di un piano educativo individualizzato adeguato al minore, l’approccio interculturale come ispirazione nei contenuti e nei climi di classe, sono tutti elementi che – fra molti altri – consentono un inserimento positivo del minore. Nel tempo, il sostegno quotidiano e la promozione della partecipazione formativa del minore, l’osservazione attenta dentro e fuori la scuola da parte degli adulti di riferimento, volta a scoprire e far scoprire i punti di forza del minore, favorisce la frequenza del programma di apprendimento e il mantenimento nel tempo della motivazione. Le istituzioni scolastico-formative si muovono inoltre, in collaborazione con enti del territorio, per l’offerta di progetti speciali in risposta ai bisogni di potenziamento linguistico del minore, proponendo esperienze pratiche per la qualificazione professionale e opportunità di incontro e socialità con coetanei italiani. Il minore, pertanto, all’interno della rete tra scuole e territorio, ha accesso e frequenta attività scolastiche o formative ed extrascolastiche con i nativi, in ambienti accoglienti, protetti e non segreganti, in cui si radica la sua esperienza di crescita, di inserimento e di partecipazione in Italia