Non spettatori, ma co-autori e cantanti: i ragazzi delle case Pollicino e Grillo sono tra i protagonisti di “Frizz e Taedius sulle note della Costituzione”: una “lezione-concerto” sui principi, i diritti e i doveri della nostra Repubblica, nei giorni in cui il presidente Mattarella ne ha ricordato il valore. Nella stesura del testo e nella canzone finale, la voce dei ragazzi che vivono in casa famiglia, “esperti di comunità”
Lo spettacolo, già disponibile in streaming, andrà in scena a Roma il 6 febbraio alle 16.30 (teatro Mongiovino), proprio nei giorni in cui l’Italia riscopre i suoi valori fondanti e li rinnova, con il secondo giuramento del presidente Mattarella. A mettere in collegamento i ragazzi della Fondazione con questo spettacolo, rivolto ai loro coetanei. è stato Nicola Maraja, che oltre essere educatore in Protettorato, è attore e musicista e qui interpreta Teadius. E’ lui a “contendersi” il palco con il professor Frizz – Mauro Fanoni -, esperto costituzionalista, insieme al quale si trova poi costretto, a causa di un malinteso, a condividere la lezione-concerto sulla Costituzione.
Quando mi è stato chiesto di scrivere uno spettacolo sulla Costituzione, insieme a Mauro Fanoni, ci è venuta l’idea di cercare, in fase di scrittura, un dialogo con i ragazzi che avessero l’età degli spettatori a cui ci saremmo rivolti. Lavorando io ogni giorno in una casa famiglia, sono in contatto con quei ragazzi che, secondo me, sono particolarmente sensibili al concetto di comunità rispetto a chi cresce nella propria famiglia. E così, abbiamo voluto renderli partecipi: una volta buttato giù il copione, abbiamo fatto una prova in casa famiglia, in presenza dei ragazzi, che poi abbiamo coinvolto in un dialogo, raccogliendo le loro impressioni. Loro parlavano a ruota libera parlavano e noi prendevamo nota. Io poi ho utilizzato queste suggestioni per scrivere la canzone di chiusura.
Una ragazza, in particolare, ha detto una frase che mi ha colpito molto: “Perché tutti siamo uguali: non dico di carattere, non dico di altezze, però siamo uguali: e dobbiamo avere ognuno il proprio spazio”. L’ho inserita nella canzone finale ed è lei stessa a leggerla, mentre le bambine della casa famiglia cantano il ritornello. I ragazzi si sono molto divertiti, hanno dato un bel contributo e ancora canticchiano le canzoni. Mi aspettavo molta più passività, invece sono stati partecipi. I ragazzi in casa famiglia, che in teoria hanno uno svantaggio, mostrano di avere un valore in più da portare: paradossalmente, sono avvantaggiati. È il lavoro dell’educatore: andare a trovare il valore. Ed è anche il lavoro dell’attore e dell’artista: cercare e tirare fuori il bello dove non ci si aspetta di trovarlo. In questo caso, i ragazzi delle case famiglia hanno dato un contributo che altri non avrebbero potuto dare”.
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