Il rientro in famiglia dopo l’allontanamento

Hanno iniziato la loro nuova vita, i tre fratelli che all’inizio di settembre hanno lasciato il Protettorato, dove sono cresciuti (e cambiati) per quasi 4 anni. Dopo aver dato la voce a loro, qui ascoltiamo chi di loro si è preso cura in questi anni e chi, da qualche settimana, è tornato – o ha iniziato – a prendersene cura: un’educatrice, il papà, la famiglia affidataria.

Federica, educatrice della Fondazione

Quando sono entrati, erano bambini piccoli e avevano un rapporto di forte dipendenza tra di loro e dalla mamma: abbiamo dovuto lavorare per farli diventare “singoli”, per allentare questa dipendenza. I due gemelli non parlavano senza aver avuto prima conferma dal fratello. E avevano una forte dipendenza dalla figura materna, che non permettevano loro di vivere serenamente la casa famiglia. C’è voluto un forte lavoro. I gemelli sono sempre stati bambini molto attivi, hanno avuto problemi a scuola, diversamente dalla sorella, che è sempre stata molto brava. Invece i gemelli hanno faticato, sopratutto a livello relazionale: inizialmente in classe andavano solo a scontro, siamo stati chiamati diverse volte dalla preside. Avevano tanto bisogno di contenimento e di tutta una parte di cura: gli mancava la cura di sé e nell’organizzazione del quotidiano. Per fortuna, abbiamo trovato due classi fantastiche, sono stati bravissimi tutti ad accoglierli e coinvolgerli: Giovanni e Ludovico (nomi di fantasia) non hanno mai saltato una festa!

Da parte nostra, abbiamo lavorato tanto con loro: ricordo colloqui infiniti con tutti e tre, per affrontare le varie problematiche, serate intere passate con loro, cercando di sviscerare quello che avevano dentro. Abbiamo sostenuto anche la famiglia, con il Centro famiglie, che li ha seguiti quotidianamente. E i bambini avevano anche all’esterno tutti i tipi di supporto.

Oggi li vedo tre ragazzi cresciuti, che hanno fatto proprio quello che negli anni abbiamo cercato di tramettere loro. Penso che il percorso di Daniele andrà bene, ha trovato una famiglia felice di accoglierla e con cui ha un bellissimo rapporto. I gemelli e il papà avranno bisogno di supporto, ma penso che tutto quello che potevamo fare per loro lo abbiamo fatto. Già si sente tanto la mancanza della loro presenza dentro casa. Continuiamo a sentirli, verranno a trovarci: certo, è stato un forte distacco, ma siamo e sono ancora presenti.

Il papà

Giovanni e Ludovico sono andati a vivere insieme al papà, che racconta così le difficoltà passate e la nuova speranza per il futuro appena iniziato.

I bambini mi sono mancati. Affrontare la separazione da loro, la loro lontananza e la loro assenza è stato difficile. Ma posso dire con certezza che in casa famiglia sono cresciuti bene. Tutte le persone del Protettorato sono state d’aiuto, comprensive, hanno dato supporto a chi ne aveva bisogno, per il bene dei bambini. La casa famiglia ci ha aiutati davvero tanto: oggi li vedo diversi, educati, sono bravi bambini, si vede che sono cresciuti in un contesto sano. Sono felicissimo di riaverli qui, siamo felici di condividere di nuovo la nostra vita. Il nostro futuro in due parole? Insieme e felici.

La famiglia affidataria

Daniela è stata affidata a una coppia che con lei ha stretto un forte legame di affetto. Ecco come raccontano la loro storia e quella di questo piccolo, grande sogno che si è realizzato.

Siamo sposati da 8 anni, ci conosciamo da 10. sapevamo di non poter affrontare una gravidanza naturale, ma eravamo felici di condividere la vita insieme. Durante un viaggio in Africa abbiamo conosciuto una coppia che aveva avuto un bimbo in affido e lì abbiamo sposato questo progetto.

Durante il primo incontro di abbinamento con Daniela, al Centro Affidi di Roma, abbiamo avuto il piacere di incontrare Emanuela e Federica (educatrici della Fondazione, ndr), empatiche e accoglienti: ci siamo sentiti subito sostenuti. Quel primo incontro è stato veloce, ma abbiamo avuto un piccolo spazio per prenderci un caffè. C’era molto imbarazzo e timidezza, perché tutti eravamo notevolmente emozionati.

I nostri incontri con Daniela sono avvenuti inizialmente in Protettorato, soprattutto in giardino. Poi, passeggiando nelle zone limitrofe, Daniela ha voluto farci vedere la sua scuola, il percorso per raggiungerla e i vari posti che frequentava con le sue amiche. Poi, piano piano, con le varie autorizzazioni, ci siamo spostati nei quartieri vicini.

Poi, Daniela ha voluto conoscere la nostra casa, era molto curiosa di vederla. Oggi, dopo tanto tempo trascorso insieme, soprattutto in vacanza, ci racconta molto della sua vita e dei suoi rapporti familiari, a volte con commenti critici, a volte con un velo di nostalgia. Parla tanto con entrambi anche della sua quotidianità e dei suoi amici. Ci siamo preparati molto per accoglierla nella nostra casa e nella nostra vita: per noi ovviamente è un enorme cambiamento di abitudini e di stile di vita, ma siamo molto orgogliosi e felici. Certo, c’è qualche preoccupazione, ma siamo certi della nostra forza e del nostro impegno. La Fondazione merita un plauso e un grande grazie, perché per ogni minimo dettaglio e informazione abbiamo potuto contare sul loro supporto emotivo e relazionale e abbiamo ricevuto indicazioni pratiche e burocratiche. Federica ed Emanuela e le altre educatrici hanno saputo sempre cosa dire e hanno saputo dirlo al momento giusto. Abbiamo trovato tanta assistenza in ogni passaggio.

Ci aspetta sicuramente un futuro complesso, ma confidiamo nella nostra capacità di donarci e di dare amore: è quello che ci caratterizza come coppia. Alle coppie che pensano di intraprendere questo percorso, consigliamo di affrontarlo con consapevolezza e curiosità e di armarsi di tanta pazienza e costanza: ci vuole tempo, ma ci si arricchisce enormemente. Vorremmo rinnovare i complimenti alle persone che operano nel settore, per la delicatezza e l’assistenza che offrono a questi ragazzi e per il modo in cui gestiscono le loro esigenze. È bello sapere che esistono realtà così ben funzionanti e persone di tale spessore, che fanno della loro vita la vita degli altri.

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