“Riorganizzare loro la speranza”: è questo il compito che spetta a un educatore, nei confronti dei ragazzi, specialmente di quelli “cattivi”. Perché cattivi “vuol dire prigionieri. E il compito dell’educatore è liberarli da questa immagine che hanno di sé. La lettura e l’immaginazione sono strumenti fondamentali, per permettere ai ragazzi di sognarsi”. Sono le parole di Antonio Ferrara, illustratore e scrittore di successo, dopo un passato come educatore in comunità per minori.
Io prima facevo l’illustratore – ci racconta – era il mio sogno e l’avevo realizzato. Lo conciliavo con diversi altri lavori: impiegato, portalettere, grafico pubblicitario. Poi mi sono trasferito da Napoli a Novara: appena arrivato, ho cercato un lavoro consono alla mia passione per l’illustrazione e ho iniziato a fare l’animatore per i bambini delle elementari. Da qui, sono passato a lavorare come educatore in una una comunità alloggio per minori: inizialmente con poca convinzione, devo ammetterlo, poi piano piano ho scoperto che quel lavoro mi piaceva. E’ in quella comunità che sono entrato in contatto con tate storie toste e vere, che nessuno voleva sentire: né i ‘prof’, né i compagni di classe, né gli amici. I ragazzi non riuscivano a raccontarle, perché non avevano strumenti: così, mi è venuta voglia di essere la loro voce. Ho iniziato a scrivere quelle storie e a raccontarle in giro: durante le presentazioni, scoprivo che quelle storie davano la possibilità ad altri ragazzi di dire cose che non avevano mai detto, di fare domande che non avrebbero mai fatto. Allora ho capito che mi piaceva tanto scrivere e leggere per i ragazzi e che volevo dedicare la mia vita a questo. Mia moglie ed io ci siamo licenziati, entrambi, dai nostri lavoro di impiegati e ora andiamo in giro per carceri, ospedali psichiatrici e altri contesti di disagio, proponendo laboratori di educazione dei sentimenti, convinti che in questo modo, attraverso la lettura e la scrittura, si possano aiutare i ragazzi a tirare fuori il meglio di sé.
I libri di Antonio Ferrara sono libri pensati, ideati e scritti proprio per questo scopo: far parlare i bambini, ragazzi e gli adulti di sé e delle proprie vite, mentre leggono, scrivono e ascoltano le storie di personaggi apparentemente diversi e distanti. Chiediamo allora ad Antonio Ferrara di suggerircene alcuni, per gli educatori e i ragazzi che vivono in una comunità alloggio
“Ero cattivo”
Il libro che più direttamente e chiaramente parla di minori in comunità alloggio è un libro di qualche anno fa: “Ero cattivo”. E’ nato come testimonianza romanzata del mio lavoro in comunità alloggio: è pensato per essere letto dagli educatori insieme ai ragazzi, oppure dai ragazzi autonomamente. Possiamo considerarlo come un manuale operativo, anche se non vuole esserlo. Padre Costantino, il sacerdote a capo della comunità alloggio, incarna il mio ideale di educatore, colui che cerca di insegnare regole di convivenza civile, ma senza ricorrere a punizioni. Questi ragazzi hanno un vissuto di inadeguatezza, sono convinti di essere cattivi. Ma cattivo, in latino, significa prigioniero. Questi ragazzi sono prigionieri del loro ruolo, si aspettano castighi: appena arrivati in comunità combinano subito un guaio e attendono la meritata punizione. Ma la punizione non fa che rafforzare in loro l’idea di essere, appunto, cattivi. Padre Costantino offre la possibilità di avere un “pensiero laterale” e non spaventarsi del presente: “ciascuno cresce solo se sognato”, la frese di Danilo Dolci che apre il libro, significa immaginare, vedere e disegnare i ragazzi per ciò che ancora non sono. E’ questo il lavoro dell”educatore come dell’insegnante e ci vuole carattere per sostenerlo, perché il risultato non si vede dopo qualche giorno e spesso neanche dopo qualche mese, anzi spesso c’è una regressione, un peggioramento, una provocazione da parte del ragazzo, che sentendosi “cattivo”, cerca di comunicare in modo forte. L’educatore non può rassegnarsi a quello che vede, ma deve sapere sognare, appunto, quello che potranno diventare, avendo chiaro che anche il ragazzo più disperato si ricorderà che un adulto lo ha trattato con rispetto e con fiducia, come persona degna di stima. Angelo, il protagonista di “Ero cattivo”, andrà via dalla comunità alloggio dicendo: “Eppure mi piaceva come parlava il prete, che pensasse con cura le parole, che dicesse sempre ‘quando’ e non ‘se’”. L’educatore deve fare anche questo, scegliere le parole giuste, per riorganizzare la speranza dei ragazzi. C’è un libro che racconta in modo straordinario questo: non è un mio libro, ma lo consiglio a tutti gli educatori: “Insegnare al principe di Danimarca”, di Carla Melazzini, con la prefazione del “maestro dei Maestri di strada”, Cesare Moreno (ed. Sellerio): parla di un ragazzo di 12 anni che va in giro armato di coltello, con l’intenzione e la missione di uccidere l’amante della madre. Negli anni, quel ragazzo si è laureato: è una storia che insegna e impone la speranza.
“Pusher” e “Scherzare col fuoco”
Un altro libro, stavolta mio, utile per gli educatori, è “Pusher”: è la storia di un 13enne che a Napoli spacciava cocaina confezionata dalle sorelline di 8 e 9 anni. I genitori vengono arrestati, il ragazzino è accolto in una comunità alloggio: il libro racconta il suo rapporto con gli adulti di riferimento, in particolare un panettiere, il suo prof e una giornalista.
Poi c’è il mio libro più recente, “Scherzare col fuoco”, scritto a quattro mani con lo psicologo Filippo Mittino: è la metafora del lavoro delicato dell’insegnate e dell’educatore. Sono loro che “scherzano” col fuoco: fuoco che, nel mito di Prometeo, viene rubato agli dei. Questi, per vendicarsi, legano Prometeo a una roccia e qui, ogni giorno, un’aquila viene a divorargli il fegato. E’ un mito che rappresenta emblematicamente il lavoro dell’educatore: ci vuole fegato per fare questo lavoro e si rischia di scottarsi, quando si “gioca” col fuoco.
“Scappati di mano”
“Scappati di mano” è un libro sugli adolescenti, anche questo scritto a quattro mani con Mittino. Sono mini racconti su sei casi, tra cui quello – ispirato a un fatto di cronaca – del suicidio di Carola Picchio, una ragazza vittima di insulti su Facebook. Una delle insegnanti della ragazza, Elena Ferrara, è anche senatrice e non si è data pace per non aver intercettato quel disagio: è stata la prima firmataria della prima legge sul cyberbullismo, la n. 71 di maggio 2017, dedicata dalla professoressa alla sua allieva. Sta per diventare legge di tutta la Comunità europea.
Riorganizzare la speranza, attraverso i libri
Riorganizzare la speranza. è questa un’espressione che piace molto ad Antonio Ferrara:
Lo psicologo Franco Fornari diceva che, quando un adulto incontra in minori in difficoltà, ha il compito di riorganizzargli la speranza. Credo che in questo aiutino molto i libri, che aiutano tutti, anche i più disperati, a immaginarsi e sognarsi diversi. Io e mia moglie andiamo a leggere anche nelle carceri di massima sicurezza, o nei reparti dei cosiddetti “sex-offenders” e dei pedofili e ci portiamo a casa emozioni incandescenti. A chi mi chiede con disappunto: “Tu lavori con i pedofili??”, rispondo: “Certo, loro sono già stati giudicati e sono chiusi a chiave, non possono uscire ma io posso entrare. Queste persone a loro volta sono spesso stati bambini abusati e hanno l’età emotiva di un bambino di pochi anni. Quando leggiamo con loro, in modo appropriato, libri per bambini o per ragazzi, leggono, scrivono e piangono. Leggere e scrivere è utile perché ci si imbatte nelle proprie emozioni, ci si lascia andare. Si ride, si piange, ci si abbraccia. Per questo ci piace portare i libri e i laboratori di lettura e di scrittura in tutti i contesti educativi e rieducativi: perché conosciamo il potere dei libri e la capacità che questi hanno di “riorganizzare la speranza”.
Per contattare Antonio Ferrara: nino.ferrara.mobile@gmail.com