Accogliere un minore straniero non accompagnato sordo? Si può

Accogliere un minore straniero non accompagnato non è mai un’impresa facile. Se non parla e non sente ed è sordo dalla nascita, l’impresa rischia di sembrare impossibile. Ma può rivelarsi, invece, una bella sfida, se si crea una rete di supporto per una presa in carico globale, arricchita di tutte le professionalità necessarie a questo scopo. Dietro la storia di Youssef, che abbiamo raccontato su queste pagine, c’è proprio questo: una rete di professionisti che hanno unito le forze e le idee, per creare per Youssef e con Youssef un progetto su misura, che l’ha portato, in meno di un anno di vita all’interno del Protettorato, a imparare una lingua – anzi due! – e un mestiere. E a diventare completamente autonomo non solo nella comunicazione, ma anche nella socialità e nell’orientamento in quella città in cui per tanto tempo ha sognato di vivere. E che oggi sente un po’ sua.

Maria, coordinatrice del progetto SAIMSNA, di cui la Fondazione è ente attuatore, gli ha permesso fin dall’inizio di “rompere il silenzio” ed entrare in comunicazione con gli altri, grazie alla sua competenza e alla sua esperienza come interprete LIS.

Il Protettorato è riuscito ad accoglierlo perché aveva personale in grado di comunicare con lui e quindi di garantirgli un’assistenza globale. Appena arrivato, ha potuto infatti comunicare in lingua dei segni, seppur non italiana. Quando è arrivato, infatti, Youssef segnava solo nella sua lingua. Riuscivamo a capirci, perché precedentemente ho avuto la possibilità di seguire progetti di inclusione per persone sorde migranti di lingua dei segni araba. Su questa base, siamo riusciti a costruire, attraverso il lavoro sinergico dell’equipe educativa “Ghiza” e le assistenti alla comunicazione LIS messe a disposizione dall’Accademia Europea Sordi, un progetto specifico di alfabetizzazione nella lingua dei segni italiana: le lezioni giornaliere sono state organizzate su un programma personalizzato che ha previsto anche l’introduzione dei primi elementi della lingua italiana. Il progetto è durato 4 mesi e parallelamente al percorso avviato in Fondazione, Youssef ha frequentato anche il corso di Lingua dei Segni Italiana. Terminata la fase di pre-alfabetizzazione, è stato inserito presso la scuola di italiano. Nell’ambito dell’accordo di partenariato tra CivicoZero Onlus e Fondazione Protettorato San Giuseppe, si è definita la sua presa in carico e l’inserimento nei corsi di lingua italiana L2 svolti presso la scuola di italiano. Il progetto ha previsto la sperimentazione di un intervento educativo che ha contemplato le peculiarità del ragazzo, in accordo e condivisione con l’equipe di riferimento e la tutrice legale. Si è stabilito, di focalizzare il percorso di autonomia linguistica sull’apprendimento della letto-scrittura in L2 e sull’esercizio progressivo di lettura labiale in italiano L2 per facilitare la comunicazione e l’inclusione sociale di Youssef. L’inserimento nella scuola di Civico Zero ha garantito la possibilità a Youssef di sperimentarsi in un contesto scolastico inclusivo che gli ha permesso di instaurare relazioni all’interno di un gruppo classe di udenti. Le assistenti alla comunicazione si sono alternate in aula garantendo una presenza costante e facilitando lo scambio con l’insegnante, il tutor e con tutto il gruppo classe.

I risultati, oggi, sono gli occhi di tutti:

Inizialmente non sapeva scrivere messaggi su WhatsApp, mandava prevalentemente emoticon! Oggi Youssef legge, scrive, segna in italiano e inizia a leggere anche il nostro labiale. È stata una grande sfida e credo anche un grande successo, grazie alla sinergia che si è creata intorno a lui, ma anche grazie al suo bel carattere e alla sua tenacia. Era il primo progetto di questo genere per la Fondazione: è stata una bella prova anche per gli educatori, che non conoscendo la LIS, si sono dovuti sperimentare in una nuova dimensione comunicativa superando anche le difficoltà iniziali. Infatti, attraverso il supporto delle assistenti alla comunicazione, hanno appreso anche loro i segni base per poter comunicare e sono riusciti in pochissimo a relazionarsi con Youssef. Inizialmente era necessario il supporto dell’interprete, oggi invece, nella quotidianità, ne possono quasi fare a meno: Youssef riesce a comunicare tranquillamente e autonomamente sia con gli educatori che con i ragazzi! Fondamentale è stato il lavoro di rete ed il supporto della tutrice legale, come pure la supervisione dell’ente territoriale. La presa in carico è stata a 360 gradi, partendo dall’area formativa fino a quella sanitaria. Youssef, infatti, è stato preso in carico dall’ospedale Bambino Gesù di Roma presso il quale ha effettuato le indagini strumentali di primo livello e gli esami della funzionalità uditiva. Attualmente, grazie al lavoro del personale sanitario, Youssef porta le protesi acustiche che gli consentono di avere un piccolo recupero rispetto al suo residuo uditivo. Cruciale è stata la sua buona volontà e la sua dedizione: sono stati mesi di intensa formazione e di tanto studio per lui, ma i risultati sono stati incredibili, tanto che Youssef ha partecipato anche ad alcuni progetti della Fondazione, come il laboratorio sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza organizzato in collaborazione con UNICEF: si vergognava un po’, ma alla fine ha portato la sua testimonianza nel liceo delle scienze umane “Giordano Bruno” ed ha raccontato la sua esperienza ai ragazzi e alle ragazze, che sono rimasti molto colpiti dalla sua storia”.

Intanto, al Protettorato Youssef ha trovato casa e stretto solidi legami:

Lui ha la capacità di riuscire a leggere e parlare con gli occhi e con le mani – ci dice ancora Maria – Le mani sono la sua voce. Inizialmente c’era un po’ di disagio nel gruppo dei pari, considerato che anche per loro è stata un’esperienza nuova, ma con il sorriso solare, Youssef, è riuscito ad entrare in relazione con tutti. Abbiamo insegnato anche ai ragazzi i segni base, grazie ai quali sono riusciti a entrare in comunicazione con lui. Nel frattempo, lui ha imparato anche a leggere il loro labiale. Tutti i ragazzi del Protettorato hanno risposto benissimo alla sua presenza, oggi Youssef è parte integrante del gruppo.

Altra maglia fondamentale in questa rete di supporto che si è stretta intorno a Youssef è la sua tutrice, Giuditta, che così racconta questa esperienza:

Anno accademico 2019-2020. Corso di formazione ‘Rifugiati e migranti’ presso l’Università La Sapienza di Roma. Lezione sui minori non accompagnati e sulla Legge Zampa. Una sola domanda nella mia testa: ” Perché non io?” È da lì che tutto è cominciato: è lì che ho deciso di intraprendere il percorso per diventare ‘Tutore di minore straniero non accompagnato’, che mi ha portato, il 1 dicembre 2023, a giurare davanti alla presidente del Tribunale dei Minori di impegnarmi per il bene di Youssef. Come l’assistente sociale mi ha fatto sapere durante la prima telefonata, Youssef, che arriva dalla Tunisia, è affetto da ipoacusia profonda. Sarei stata in grado di essergli di aiuto? Questo dubbio è stato fugato pochissimi giorni dopo, quando sono andata a conoscerlo nel centro di prima accoglienza dove si trovava. Con me c’erano Lavinia e a Maria, le responsabili della casa famiglia dove sarebbe stato ospitato da lì a pochi giorni. Non avrei mai immaginato che Youssef fosse il primo caso di ragazzo sordo di cui il Protettorato si occupava: avevano ben chiare quali fossero le sue esigenze e quali le priorità da portare avanti. Tra cui anche spiegare a me, completamente ignara della realtà dei sordi, come dovessi approcciarmi all’esperienza. Chi avrebbe mai detto che quella che per noi è una semplice battaglia coi cuscini tra ragazzi, a un sordo può sembrare un’aggressione? Dal momento in cui Youssef è entrato al Protettorato è iniziata una splendida avventura. Lui ha la capacità di farsi ben volere da tutti, ma va detto che chiunque varchi quel cancello si sentono accolti: me compresa. Ho visto Lavinia, Maria, Arianna e tutti gli altri collaboratori del Protettorato mettere le sue esigenze il primo posto, andando ben al di là del mero compito lavorativo. Fin dal primo momento sono stati studiati dei programmi mirati affinché lui si integrasse con gli altri ragazzi e fosse in grado di comunicare anche all’esterno imparando sia la lingua dei segni italiana che la lettura e scrittura della lingua italiana, così da essere indipendente. In questi mesi sono stati ideati progetti specifici per lui finalizzati a permettergli, al compimento della maggiore età, di essere in grado di inserirsi autonomamente nella società esterna. In quanto tutore sono stata sempre consultata e messa al corrente di quello che avveniva e dei progetti che si stava pensando di realizzare. Non mi sono mai sentita un’ intrusa o qualcuna a cui le informazioni fossero ‘dovute’, ma parte di una squadra che ha fatto sì che si siano realizzate le condizioni per un suo inserimento in autonomia nella società. In questo periodo sono diventata tutrice anche di un altro ragazzo e ho avuto a che fare con realtà diverse dal Protettorato: posso testimoniare che il lavoro fatto con Youssef, l’abnegazione di tutto il personale della struttura, non solo con lui ma anche con gli altri ragazzi che ho conosciuto in questi mesi, non è comune. Non posso che ringraziare tutti per questa esperienza. Hanno aiutato Youssef ma hanno aiutato anche me nel mio ruolo di tutore: ho imparato quante cose si possono fare per i ragazzi e, come ho detto a Youssef il giorno del suo compleanno, spero che questo legame non si spezzi.

Qui Youssef racconta la sua storia

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