Sono due fiumi in piena, Francesca e Valentina, quando ricordano e raccontano l’esperienza del loro tirocinio in Protettorato, da poco conclusa: più che di un tirocinio nel loro percorso formativo come Psicologhe, sembra che parlino di un viaggio pieno di emozioni e di incontri, di un vissuto così coinvolgente che non vogliono e non possono prenderne le distanze. Doveva essere un’intervista, tre domande per ciascuna, ma è diventato un racconto a due voci, in cui una integra, conferma, rafforza e completa i ricordi e le riflessioni dell’altra. E allora lo riportiamo così, come ce lo hanno restituito loro, in una chiacchierata piena di energia, pochi giorni prima di Natale.
Valentina è arrivata alla Fondazione tramite l’università La Sapienza, Francesca dalla Lumsa: il tirocinio è iniziato per entrambe a settembre del 2021, dopo il colloqui con Nicoletta, la psicoterapeuta della Fondazione, e Daniela, l’assistente sociale, le due responsabili del Centro per le famiglie. Un colloqui che serve a capre se si è fatti “l’uno per l’altro”, se quel tirocinio e quel tirocinante possono andar bene insieme. Per loro, è stato quasi amore a prima vista: loro volevano imparare, mettersi in gioco, fare il più possibile, lavorare fino a stancarsi. E il tirocinio in Protettorato, tra il centro per le famiglie e la casa famiglia, le ha fin dall’inizio coinvolte in pieno, quasi travolte, con quel “carico emotivo” di cui ci raccontano.
Valentina:“Il primo impatto è stato molto forte, entrare in contatto con le famiglie ha portato con sé un grande carico emotivo: anche se da dietro uno schermo, in quella che chiamavamo la nostra “stanzetta”, incontravamo e sostenevamo situazioni non facili. Il supporto di Nicoletta e Daniela era fondamentale, così come era prezioso avere una collega e amica con cui condividere quello che vivevo. E’ stata una immersione piena, passavamo qui moltissimo tempo: due giorni dalle 8 alle 18, al centro per le famiglie; altri due giorni dalle 15 alle 18, seguendo ciascuna il ragazzo che le era stato affidato, per aiuto compiti, incontri con i familiari, uscite ecc”.
Francesca: “Sì, il bello è che siamo state inserite pienamente nelle dinamiche, eravamo molto partecipi, non ci sentivamo spettatrici, ma vere professioniste: e come a delle professioniste, ci venivano richiesti pareri, consigli ecc. Io non mi sono mai sentita passiva, ma sempre attiva e importante, anche negli incontri di rete. Fin da subito, abbiamo avuto accesso alle cartelle e a tutti i documenti, dai decreti ai verbali. E poi, dalla nostra stanzetta, assistevamo ai colloqui con le famiglie, prendevamo appunti ed era nostro il compito di stendere i verbali. Insomma, abbiamo fatto tutto quello che il centro per le famiglie fa quotidianamente”.
Valentina: “Io avevo fatto diversi colloqui prima di scegliere questo tirocinio: era il periodo post-covid. Volevo mettermi in gioco con un’esperienza che mi coinvolgesse in pieno, dedicando tanto tempo. E questa è stata la scelta più giusta che potessi fare: mi sono ritrovata a fare proprio il mio lavoro: c’erano tutti gli elementi, tra il centro per le famiglie e l’affiancamento al ragazzo, è stata veramente un’esperienza completa. E poi c’era il confronto continuo con Daniela e Nicoletta e tra noi. I colloqui si susseguivano, erano sempre impegnativi, da tutti i punti di vista, e noi venivamo trattate come vere professioniste, mai spettatrici. Daniela e Nicoletta ci chiedevano pareri, ci affidavano la stesura delle relazioni, ci seguivano passo passo. Questo ci ha fatto crescere moltissimo, è stata un’esperienza piena di stimoli e di soddisfazioni: passavamo qui tante ore, ma il tempo volava, spesso restavamo anche più del dovuto, quasi senza rendercene conto. Ci scordavamo di guardare il cellulare per ore e ore: questo fa capire bene quanto fossimo coinvolte.
Il bilancio, insomma, è più che positivo. Un’esperienza da consigliare, quindi?
“Sì, ma non a tutti: tra noi – concordano Francesca e Valentina – Tra noi due e con Nicoletta, Daniela, gli educatori e tutta l’equipe si è creato un feeling particolare, fondato sulla condivisione del grande desiderio di lavorare tanto e bene, mettendosi in gioco, senza risparmiarsi. Se non è questo lo spirito con cui si vuole affrontare il tirocinio, conviene rivolgersi altrove: perché qui si fa un’esperienza piena e intensa, che richiede passione e professionalità, ma restituisce competenze e soddisfazioni incredibili”.