Manuel: un film che racconta di “noi”

Un racconto di formazione dedicato a tutti i Manuel di tutte le periferie: quelli che, nella vita, “devono fa’ er doppio della fatica”, se non “er triplo”. È il film Manuel, primo lungometraggio di Dario Albertini, romano del 1974, fotografo diventato regista. Presentato all’ultimo Festival di Venezia, con un protagonista, Andrea Lattanzi, premiato da Catherine Deneuve a un altro Festival, il Premier Plans di Angers, in Francia, è proiettato in una sala romana, il Quattro Fontane, dalla scorsa settimana.

“Ho strappato i personaggi dalla realtà – ha raccontato Albertini – e li ho portati dentro lo schermo, per raccontare la storia di un ragazzo di borgata appena uscito da una casa-famiglia. Manuel è una specie di gigante buono che si trova catapultato in una realtà sconosciuta ed è chiamato a fare scelte più grandi di lui. Non gli è neanche concesso il tempo di realizzare che non è più protetto in una bolla ma che si trova fuori, nel mondo vero. Durante le riprese ho lasciato molto spazio all’improvvisazione, cercando il momento unico: ciò che accade magicamente in quel preciso istante, tra finzione e realtà”.

È un film che colpisce (anche) chi fa questo lavoro, si occupa per mestiere e per passione di questi ragazzi, si preoccupa di prepararli alla vita che verrà dopo i 18 anni, quando si dovranno lanciare nel mondo. Da soli. Un film asciutto, che mostra e non giudica. Ed è un’esperienza che ha colpito il protagonista, un ragazzo di 26 anni che sembrano di meno. “Immaginavo una casa famiglia come un ritrovo per ragazzi soli e invece mi è cambiato il punto di vista. È stato toccante avere a che fare con le loro situazioni familiari. Mi porterò dentro più attenzione per le persone e più precisione nel lavoro” ha raccontato Lattanzi in un’intervista al sito mymovies.it. Se volete leggerla, questo è il link: https://www.mymovies.it/film/2017/manuel/news/intervista-lattanzi-antonelli/?pagina=2 .

Un film che vale. Andate a vederlo.

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