Si chiama semiconvitto, ma preferiamo chiamarlo Centro Diurno: è uno spazio relativamente giovane, che ha aperto nel febbraio del 2018 e quasi subito ha chiuso, prima ancora di fare il “rodaggio”. Colpa del Covid, che per mesi ci ha tenuti tutti a casa. Tutti, compresi quei ragazzi e quelle ragazze che invece ora lo frequentano con piacere e con beneficio, perché di questo spazio “intermedio” hanno bisogno. Uno spazio che ospita al massimo cinque minori, provenienti da famiglie che hanno bisogno di un supporto nel loro percorso educativo.
Ci spiega Carola Valeriani, educatrice del Centro Diurno:
“L’obiettivo, meglio ancora la ‘missione’ di questo spazio è prevenire ed evitare l’allontanamento: rinforzare i ragazzi da un lato, i genitori dall’altro, per fare in modo che le problematiche non diventino patologiche al punto di richiedere l’inserimento del figlio o della figlia in casa famiglia. Per questo, c’è una stretta collaborazione e sinergia con il Centro per le famiglie, che supporta e rinforza il nucleo familiare nel suo complesso. Qui ci rivolgiamo ai ragazzi e alle ragazze, offrendo loro principalmente un luogo di calma e di serenità, ma anche di socializzazione e di crescita. Dalle 14 circa fino alle 19.30, possono non solo fare i compiti e ricevere aiuto nello studio, grazie agli educatori, ai tirocinanti e ai volontari, ma anche svolgere attività di socializzazione e di confronto sulle loro problematiche. Il Centro diurno si pone come alleato dei genitori, anche se a volte è faticoso superare l’iniziale rivalità e diffidenza con cui i genitori si avvicinano a questa proposta”.
Il Centro diurno non serve però solo per prevenire, ma anche per accompagnare verso il rientro in famiglia.
“Facciamo da ponte tra la casa famiglia e la famiglia, accompagnando e sostenendo sia il ragazzo che i genitori nel complesso percorso di rientro. E’ un lavoro di rete, in cui entriamo in contatto necessariamente anche con le scuole, per far sentire il nucleo familiare sostenuto e accompagnato”.