Cosa significa stare accanto a un ragazzo allontanato dalla propria famiglia? Quali sono i suoi bisogni, le sue risorse, quali possono essere le radici di una relazione che lo sostenga nella crescita? Cosa può e deve essere un volontario, all’interno di una casa famiglia? Come deve muoversi, a chi deve rivolgersi per confidare un timore o condividere un dubbio? E, ancora, cosa significa “attaccamento”? E quanti “stili di attaccamento” esistono? Sono solo alcune delle domande a cui, si è cercata una risposta, nella grande sala della Fondazione, in occasione del secondo incontro di formazione per i volontari. Un’ora intensa, dedicata ad esplorare il mondo interiore dei bambini e dei ragazzi con cui i volontari entrano o entreranno in contatto, all’interno della case famiglia. Presenti decine di volontari, per lo più volti nuovi o quasi, che per la prima o la seconda volta si affacciavano alla Fondazione, ma anche volontari “storici”, ormai punti di riferimento per qualche bambino/a o ragazzo/a. Volontari di diverse età e provenienze, ma per lo più giovani e tanti studenti, tra cui alcuni della vicina Luiss, con cui il Protettorato ha un rapporto di collaborazione e sinergia.
Nell’ultima parte dell’incontro, i volontari sono stati chiamati a mettersi in gioco, descrivendo con un’immagine ciò che per loro è l’esperienza di volontariato in Fondazione; o ciò che si aspettano che sia, quelli che ancora devono iniziare. E’ stato sorprendente ed emozionante condividere queste immagini, tutte molto efficaci nel descrivere la relazione che ogni volontario dovrebbe avere con i ragazzi: due persone che si tengono per mano e camminano, un fiore che sboccia, un sentiero in salita, ma con delle discese, un aquilone, un fiore che sboccia, perfino un universo con la sua forze di gravità bidirezionale: tante immagini diverse per un unico sogno condiviso: diventare figure significative e di supporto, capaci di sostenere e accompagnare i bambini e i ragazzi nell’elaborazione del trauma e nella conquista della fiducia e della speranza nel futuro, in un rapporso che – tutti i presenti lo hanno evidenziato – arricchisce tanto i ragazzi, ma forse ancora di più i volontari,
Ne è stata una prova evidente la sorpresa che i bambini e le bambine di Pollicino hanno voluto dedicare a tutti i volontari, al termine dell’incontro: ognuno di loro è salito su un piccolo palco improvvisato, per rivolgere il proprio personale ringraziamento a tutti i volontari (e anche i tirocinanti) che “ogni giorno vengono a stare con noi, o ci aiutano a fare i compiti”. Una sorpresa per tutti: poche parole che più di tante altre hanno saputo raccontare cosa rappresentino e che valore abbiano, per i ragazzi e i bambini della Fondazione, tutti i volontari che li affiancano lungo il cammino. Il miglior incoraggiamento per chi volesse provare questa esperienza.