La volontaria e l’adolescente: dai compiti alla vacanza insieme

Parlando con Francesca, si capisce subito: è innamorata del tempo che trascorre con L. L’ha conosciuta in pieno lockdown e, proprio in quel momento di restrizioni e isolamento, ha iniziato a incontrarla. L. ha 17 anni e si è trovata così bene, con quella che chiama “la sua volontaria”, che quest’estate è partita con lei e con la sua famiglia per le vacanze in Calabria.

Il loro legame è così forte, che anche “quando L. compirà 18 anni e dovrà lasciare il Protettorato, continueremo a passare del tempo insieme”. In queste pagine, Francesca ci racconta una storia di volontariato esemplare, in cui “non mi viene in mente qualcosa che non abbia funzionato. E’ stato subito tutto bello e facile”. Ma dietro, c’era tanto lavoro, da parte di Francesca, delle educatrici, della psicologa, degli assistenti sociali e di tutti coloro che avevano a cuore il futuro di L.

Ho conosciuto la Fondazione chiacchierando con una ragazza con cui faccio volontariato in Croce Rossa. Lei mi raccontava del suo lavoro come educatrice presso il Protettorato e mi diceva che lì cercano sempre volontari per le case famiglia. Le ho chiesto di mettermi in contatto con la struttura e poco dopo ho avuto il colloquio con Nicoletta, la psicologa. Eravamo in piena pandemia, appena usciti dal lockdown, e giustamente il Protettorato aveva posto molti limiti negli accessi e nelle visite dei volontari. Eppure, con mia grande gioia, mi è stato chiesto se ero interessata a iniziare questa esperienza, anche in quel periodo complicato, perché era appena arrivata una ragazza. Mi hanno messo in contatto con un’educatrice dell’Isola, a cui ho spiegato che non avevo mai fatto questo tipo di volontariato. La prima volta che sono entrata, non sapevo assolutamente cosa aspettarmi: ho incontrato Giorgia, una delle educatrici e ho iniziato a chiacchierare con lei per capire quale potesse il mio ruolo. Inaspettatamente, dopo un quarto d’ora è arrivata L.: anche lei si è seduta e, molto spontaneamente, abbiamo iniziato a chiacchierare. Dopo, Giorgia mi ha spiegato che L. era perplessa e curiosa quanto me e per questo anche lei aveva voluto conoscermi. Dopo questo incontro, mi è stato chiesto se mi andasse di seguire L. una volta a settimana. Ho accettato con grandissimo piacere: non sapevo chi fosse, che problemi avesse, quale fosse la sua storia, perché stesse in casa casa famiglia. Non lo sapevo e non mi interessava saperlo, non ne sentivo il bisogno. Io ho un figlio che ora ha 16 anni, un anno meno di L: sono entrata in rapporto con lei ispirandomi al rapporto che avevo con lui, cercando di essere spontanea, naturale, semplice.

Così, al nostro primo vero incontro, mi presentai con una torta, perché è quello che faccio con mio figlio quando voglio fargli una coccola. Ho portato all’Isola un rotolo di Nutella, che è stata divisa tra tutti. E da quel giorno, abbiamo iniziato a vederci una volta a settimana, prima solo per studiare Inglese, poi anche per stare insieme, chiacchierare su una panchina o fare una passeggiata, a seconda delle necessità e dei desideri del momento. Insomma, un rapporto mai statico o predefinito, ma sempre costruito sulle esigenze che di volta in volta si presentavano.

Francesca e L, però, non sono mai state sole: ancora prima del loro incontro, l’intero gruppo di lavoro (educatori, psicologa, assistenti sociali) si era confrontato per capire in quale contesto la presenza di Francesca potesse essere valorizzata. Come assicura Nicoletta, la psicologa della Fondazione:

Dietro ogni volontario che entra qui dentro, c’è un pensiero profondo e un lavoro intenso di riflessione e di confronto. E anche una volta avviato il rapporto tra volontario e ragazzi, gli educatori restano un saldo punto di riferimento

E lo conferma Francesca:

Ero sempre in contatto con gli educatori, per trovare un equilibrio e una stabilità nel rapporto. C’è tanto, da parte di tutti, dietro questo nostro rapporto. La casa famiglia è un meccanismo che si regge sulle persone e questo si sente tanto.

La gioia più grande?

Il fatto che, un anno dopo il nostro primo incontro, L, mi abbia chiesto di venire in vacanza con me, è stata la gioia più bella e una grande occasione, che ho portato anche dentro casa: L. è venuta con me, con mio marito e mio figlio una settimana in Calabria, dove ha conosciuto la famiglia e gli amici. E’ stata una grande responsabilità e una bellissima esperienza. Non dimenticherò mai la sera che abbiamo ballato sulle note di una canzone estiva. Riuscire a divertirsi insieme nella quotidianità e stabilire questo rapporto di normalità è stata la cosa più importante.

E il futuro?

Tra poco L. compirà 18 anni e dovrà lasciare la casa famiglia: io intendo continuare a essere di sostegno e soprattutto di distrazione, perché proprio questo credo si debba chiedere ai volontari: essere una distrazione benevola, positiva per i ragazzi. I ragazzi sono tutti diversi, con diverse storie alle spalle e capacità diverse di affrontare queste esperienze. Riuscire ad adeguarsi personalmente alla diversa persona che hai davanti è un arricchimento per tutti.

Un’esperienza che consigli, insomma?

Decisamente sì. Soprattutto ai ragazzi, direi di correre a provarci, perché è un’esperienza che fa crescere tanto. Non c’è bisogno di andare dall’altra parte nel mondo per vedere situazioni diverse da quelle in cui viviamo: a volte basta voltare l’angolo, o guardare semplicemente dall’altra parte della strada. E se io posso offrire a L. le mie “competenze” di mamma, un volontario giovane può offrire un confronto alla pari, un rapporto che farà riflettere e arricchire l’uno e l’altro. Mio figlio si è relazionato con L, per una settimana, come se fosse una cugina, o un’amica. E questo ha arricchito tanto lui quanto lei.

Momenti brutti ce ne sono stati? Preoccupazioni e paure?

Momenti brutti proprio no, nemmeno uno. Sarò stata fortunata? Paure e preoccupazioni tante: dire troppo, dire la cosa sbagliata, essere troppo o troppo poco, essere fraintesa, commettere errori. Ma sono stata sempre seguita e sapevo di poter chiedere aiuto agli educatori in qualsiasi momento, per risolvere dubbi o difficoltà. Ho sempre rispettato molto i diversi ruoli: io sono “la sua volontaria”, come dice L. Poi ci sono i genitori e le diverse figure all’interno della casa famiglia. Io credo che l’importante sia fare tutto ciò col desiderio di farlo: col cuore, mi verrebbe da dire. Così, io credo, si può star sicuri di non sbagliare!

Vuoi diventare anche tu volontario della Fondazione Protettorato San Giuseppe? Non esitare a contattarci! centrostudi@protettoratosangiuseppe.it

Qui puoi leggere il nostro appello.

Lascia un commento...